Aid al Adha, I riti del sacrificio (anche a Bologna)

La Festa del Sacrificio allo Zonarelli

Il 26 ottobre scorso si è celebrata la ricorrenza islamica dell’Aid al Adha, la Festa del Sacrificio, durante la quale i musulmani di tutto il mondo ricordano il sacrificio di Abramo (nella tradizione coranica riferito al primogenito Ismaele, figlio della schiava Hagar e capostipite della stirpe araba) macellando un montone o altro animale d’allevamento.

Tutti i gesti agiti durante la festa, che dura almeno tre giorni, seguono una precisa ritualità ancorata a profondi significati religiosi e all’organizzazione di una società originariamente contadina. A partire dall’atto della macellazione, che avviene per mano del capofamiglia, durante il quale un’invocazione a Dio per chiedere perdono ricorda che non è un atto innocente.

Subito dopo invece comincia la ritualità “profana”: l’intera famiglia si mobilita secondo ruoli ben definiti per preparare quelli che in origine, in un’economia della scarsità, dovevano essere i giorni dell’abbondanza.

Accanto al capofamiglia e agli altri uomini di casa, affacendati a scuoiare e svuotare la carcassa, le donne si dedicano a trasformarla in buon cibo: per prima cosa si occupano delle parti più deperibili, così fegato, cuore, rognoni e perfino i polmoni (perché del montone – come del maiale nelle nostre campagne – non si butta via nulla!) vengono rapidamente trasformate in saporiti spiedini mentre in cucina una parte della trippa viene lavata, bollita e stufata con olive, odori e pomodoro. Un’altra parte viene messa a seccare all’aria per conservarla e cuocerla col cuscus nei periodi di magra, come all’aria viene messa la pelle per prepararla per la concia. Più tardi, o il giorno dopo, sarà il turno della testa ad essere cotta al vapore nella cuscusiera, mentre in forno rosola la milza farcita con cipolle e altri profumi.

La Festa del Sacrificio allo ZonarelliLe parti più pregiate si cominciano a cucinare nei giorni successivi, quando nelle città arabe (o almeno in Marocco dove la tradizione è ancora profondamente sentita) si diffonde dappertutto il profumo di grigliate e spiedini aromatizzati col cumino che arrostiscono ad ogni angolo di strada e nelle case i tajine non smettono di gorgogliare su stufe e braceri.

Perché la festa del sacrificio è una ricorrenza profondamente comunitaria: nessun elemento della società dev’essere lasciato solo. Il sacrificio è un comandamento a cui è tenuta ogni famiglia musulmana che ne abbia la possibilità economica, ma non ne deve godere in solitudine: infatti un terzo della carne deve essere dato ai poveri e un altro terzo deve essere consumato in convivialità con vicini e parenti e così la festa diventa anche l’occasione in cui riconciliarsi dopo eventuali litigi o controversie, quindi solo l’ultimo terzo rimane a rimpinguare la dispensa della famiglia. La ricorrenza entra quindi a far parte integrante del sistema di “welfare” tradizionale, potremmo dire, costituito anche dal dettagliato sistema islamico di tassazione, che parte da una visione comunitaria e organica del sociale in cui ognuno deve prendersi cura della dimensione collettiva.

La festa aperta al pubblico che ogni anno l’associazione Sopra i ponti propone all’interno del centro Zonarelli di Bologna punta ad assolvere proprio a questa funzione, offrendo a chi è solo, disoccupato o lontano dalla famiglia, un momento di calore comunitario in cui rivivere la propria tradizione, e alle tante famiglie musulmane che hanno compiuto il rito un modo per assolvere alla funzione sociale a cui sono chiamate offrendo per l’occasione parte del loro montone. Ma ogni anno l’evento si carica anche di significati nuovi nella misura in cui, aprendo le porte al pubblico locale, diventa un momento di conoscenza e scambio interculturale.

Foto di Giancarlo Russetti

Guarda le foto  in formato .pdf per gentile concessione di Giancarlo Russetti.

 

bottone_torna-a-antonella

Condividi su:

Lascia un commento