MESSICO – Il bambino di Palenque
Elias ha 14 anni e da due settimane vive tra le rovine di un tempio maya. Proprio così. Nel bel mezzo della giungla del sito archeologico di Palenque, nello stato di Chiapas, Messico.
Lui è piccolo e nessuno può vederlo da lassù. Al posto del famoso Conte di Walddeck, cartografo che nell’ottocento soleva dormire nel tempio del sole, ora c’è Elias.
Dopo un giro di circa due ore tra le rovine maya decido di salire sul tempio più grande. Come le piramidi di Teotihuacan di Città del Messico, anche per scalare la rovina c’è bisogno di posizionare le gambe di lato e aiutarsi con le mani per raggiungere la cima.
Mi siedo, e da lassù vedo mio padre scattare delle fotografie del tempio del conde, e sopra di me quattro turisti seguiti da una guida che non si accorgono di “noi”.
Subito avverto una presenza, un’energia speciale e mi guardo intorno.
Vedo sbucare una testolina dal gradino più alto, e delle scarpe di pelle a punta troppo grandi per un bambino.
«Hola, soy Bri, ¿y t ú cómo te llamas?»
«Me llamo Elias» mi dice con un sorriso.
Dice di avere quattordici anni ma io non gli credo, sembra più piccolo. Iniziamo a raccontarci un po’ delle nostre vite; lui ha paura di prendere gli aerei perché una volta suo zio ne prese uno e ci furono delle turbolenze. Non ha mai visto Città del Messico e mi chiede di descrivergliela. Io gli chiedo cosa ci fa quassù. Sarà per la vista incredibile del parco archeologico? Mi dice di no, che lavora qui da quindici giorni e approfitta delle vacanze di Natale per aiutare sua madre. Con un sorriso fiero dice di aver guadagnato 1000 pesos (50 euro) in sole due settimane e che aiuterà sua madre non appena tornerà nel suo paesino vicino alla zona archeologica. In realtà non ha nulla in mano, sembra non vendere niente, e osservare il via vai di turisti nel parco. Elias vive da solo con sua madre, una madre soltera (single) come molte in questo paese. Il padre di Elias era un borracho (ubriacone) e perse la vita in un bar qualche mese fa. Io gli racconto la storia della mia famiglia, e ci scambiamo uno sguardo di comprensione e affetto.
Prima di scendere dalla piramide gli scatto una foto. Lui decide di rimanere e io raggiungo mio padre.
Prima di uscire dal parco e addentrarmi nella giungla mi giro e guardo verso il tempio.
Elias è in piedi sul tempio e ha seguito tutto il tragitto che io e mio padre abbiamo fatto verso l’uscita.
Tutti i giorni migliaia di persone visitano Palenque, e altrettante arrivano dai paesini limitrofi per vendere artigianato. Poi c’è Elias che sorveglia tutti dall’alto.