CANTIERI METICCI 10, L’umano spettacolo
Diari da uno spettacolo 2015
al laboratorio teatrale di Cantieri Meticci.
Contributi di Michele Benincasa e Lucia Bonini.
Disegni: Michele Benincasa
Raccontano le cronache cittadine di Bologna che nel 1805 Napoleone Bonaparte, raggiunto a cavallo il colle dell’Osservanza, fosse stato colpito dalla magnificenza del panorama.
Il suo ministro, il conte Antonio Aldini, in pochi anni – fra il 1811 e il 1816 – aveva ordinato di costruire in quel posto una magnifica villa in perfetto stile neoclassico affinché servisse come dimora per il suo imperatore. Progettata per essere il più importante edificio neoclassico di Bologna, approvato dallo stesso Canova, Villa Aldini, con le sue eleganti logge e le colonne in stile ionico, sfrutta la posizione dominante del colle, ispirandosi ai templi greci che dominavano le acropoli. Ma Napoleone non vi mise mai piede. Caduto l’imperatore e, di conseguenza, il conte Aldini, la villa, ancora incompleta, fu abbandonata. Dopo varie vicissitudini, divenne un ospedale per le truppe austriache e un magazzino; infine, fu ceduta al Comune e nel 1935 divenne monumento alla vittoria della Prima guerra mondiale, affiancata da una casa di riposo per i familiari dei caduti.
Un luogo dunque con un forte effetto scenografico e una vocazione all’accoglienza e alla cura, come emerge dal breve excursus storico, e che non viene smentita dai recenti avvenimenti di cronaca.
Villa Aldini – assieme a Villa Angeli, a Sasso Marconi – ospiterà infatti i profughi pronti ad essere trasferiti a Bologna. Il gruppo, una trentina di persone, secondo i dati della Prefettura, proviene dal Nord Africa e dal Medio Oriente e fa parte della quota delle 410 accoglienze previste in Emilia-Romagna nelle prossime settimane. Accolti dai mediatori sociali del Consorzio Indaco, che si è aggiudicata la gestione, saranno ospitati nell’ex casa di riposo. Inutile dire che la loro presenza ha provocato dibattiti e reazioni ostili, soprattutto da parte dei residenti della zona, ma anche altri lamentano il riserbo, anzi, la “segretezza” con cui è stata gestita l’intera situazione. Sui colli dell’Osservanza sono già state raccolte più di 500 firme contro l’accoglienza dei migranti a Villa Aldini, dove si prevede di ospitare fino a 60 persone.
Quale luogo migliore, dunque, per accogliere lo spettacolo finale del laboratorio teatrale dei Cantieri Meticci? Il tempo, i luoghi, le persone, il destino, l’identità, la perdita… Ecco solo alcune delle parole densamente significanti che sono riecheggiate lo scorso weekend e che il pubblico ha ascoltato nonostante un freddo pungente. I brani musicali eseguiti dall’Orchestra Meticcia hanno commentato le diverse azioni degli attori, bravissimi ed eroici ad esibirsi in quelle difficili condizioni atmosferiche. Pietro Floridia, il regista della Compagnia, ha tenuto a precisare che più che uno spettacolo è stato presentato un work in progress, uno step del laboratorio, ma, nonostante la mancanza di definitezza in alcune parti, si è trattato di una performance fortemente visionaria, onirica, ammaliante sotto diversi aspetti. La parte iniziale, tanto per fare un esempio, ha visto un gruppo di bambini che, meravigliosamente “in parte” e infagottati in divise militari, giocavano alla guerra, “cattiva maestra”.
Uno dei momenti più emozionanti è stato il volo dell’angelo della morte sul gruppo degli ebrei in fuga dal loro ghetto, pronti a lasciare tutto, ma proprio tutto per salvarsi, fuggiti con addosso solo la biancheria. L’angelo, di salomonica memoria, individua la vittima predestinata: Yochevel, la ragazzina colpita a morte dal cecchino. Ed eccola distesa e portata in alto sopra una croce di scale con un delicato velo bianco che le cinge la testa. Il pubblico trattiene il respiro e ci si dimentica del freddo e delle folate di vento assassine. Corrono e corrono gli ebrei di Chelm, salgono sul treno degli attori e cominciano a provare, a perdifiato, fingendosi acrobati, giocolieri e contorsionisti, perché nella vita di tutti i giorni ci si contorce per ottenere qualsiasi cosa, per passare da una parte all’altra, per stare a galla in tanti su una barca scalcagnata alla deriva, nascosti su un camion, o appesi alle assi sotto un camion, ci si contorce davanti a funzionari che possono o no mettere un timbro, concedere o no il documento giusto.
Sotto lo sguardo indifferente degli dei dell’Olimpo che campeggiano sul bassorilievo del timpano della Villa, va in scena la lotta dell’umanità, disperata e tragica insieme.
Parole: Lucia Bonini
Cosa sono i Diari da uno spettacolo?