CROAZIA, Perdersi. Un racconto
Croazia.
La 500 piena di valigie, il cuore colmo di gioia.
Alberi, ancora alberi. Vegetazione da tutte le parti e un piccolo sentiero nel mezzo, coperto di foglie e pieno di buche, senza indicazione alcuna.
Il GPS parlava chiaro, sempre dritto. A testa bassa ci addentriamo quindi nel fitto bosco per cercare l’entrata di un parco nazionale molto conosciuto, rinomato per le sue cascate, laghi e sorgenti d’acqua verde, senza renderci conto che la parte più bella del cammino era proprio lì fuori, davanti ai nostri occhi.
Persi.
Confusi sul da farsi, pensiamo quindi di ritornare ma la strada percorsa era già molta e non si sa mai quale sia il momento di tornare indietro o vagabondare i centimetri che mancano per raggiungere la meta.
Decidiamo di proseguire. Mentre cerchiamo di captare un segnale del cammino tra gli alberi, una farfalla bianca, minuscola ed elegante, passa davanti al parabrezza e, leggera, inizia la sua danza occupando tutto il nostro raggio visivo. Mi chiedo allora chi abbia inventato la parola perdersi, chi detiene il diritto di sentenziare il momento o il luogo in cui qualcuno si smarrisce. Non si può semplicemente aver cambiato la meta? O non è forse la meta, a volte, a trovare noi?
Non c’è più il parco, né gli alberi.
È tutto bianco, lì.
(Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, Agosto 2012)