MALTA, Quattro

Quattro

Tre. E nessuna che mi avesse ispirato particolare simpatia alla prima occhiata, anzi. Va bene, forse giusto una – colei che è diventata la mia compagna di stanza per i successivi tre mesi – ma solo perché avevo trovato quelli che avevano aperto bocca durante le “presentazioni ufficiali” così insulsi o detestabili da indurmi a riporre tutte le mie speranze in quella silenziosa figura nell’angolo.

Tutte così diverse da me e così diverse dalle persone di cui, negli anni, mi sono circondata. Ognuna con un percorso e un carattere differenti e per molti aspetti apparentemente inconciliabili con quelli delle altre. Eppure siamo diventate quattro.

E non so se sia dipeso dalla convivenza forzata, dalla noia, dall’istinto di sopravvivenza e socializzazione che porta un essere umano a sceglierne un altro per condividere la propria esperienza (magari il “meno peggio”, ma pur sempre qualcuno), piuttosto che farsi eremita o ripiegare sui dialoghi allo specchio… Chissà, a volte semplicemente ci sono punti di contatto invisibili agli occhi che attivano dinamiche di cui non siamo poi così coscienti e chi se ne frega, è anche questo il bello dei rapporti. Può essere uno sguardo che si posa identico sulla medesima cosa, una risata che parla la stessa lingua, un silenzio che per gli altri non è niente di più ma a te esplode nelle orecchie perché ne cogli immediatamente la ragione e il peso. A volte è un istintivo fidarsi, un leggersi il cuore e le intenzioni e decidere che tutto sommato non ci dispiacciono. È pensare “perché no?”, è esclamare “ma sì, proprio così!”, è lasciare che accada, è accettare di sorprendersi e smentirsi.

L’incontro con l’altro, soprattutto in viaggio, aiuta molto a mettersi in discussione. E mettersi in discussione – in modo sano, s’intende – fa bene. Trovare dei buoni o cattivi compagni di viaggio, poi, può essere determinante per la riuscita dell’esperienza, per come la si vivrà, per il ricordo che ne conserveremo.

Io non so se Silvia, Stefania e Francesca mi accompagneranno lungo altre strade, se si siederanno ancora alla mia tavola e riempiranno i bicchieri per brindare a nuovi successi o dimenticare nuovi dolori. Non sono sicura che queste tre improbabili presenze diventeranno costanti nella mia vita, amiche con la A maiuscola, legami indistruttibili. Quello che so è che abbiamo camminato insieme su sentieri polverosi, ci siamo arrampicate su pietre roventi e gettate in acqua urlando come bimbe tra gli spruzzi azzurri e salati. Quello che so è che abbiamo condito di confidenze e risate i pomeriggi distesi al sole, riempito di mozziconi le terrazze tiepide della sera, nascosto e asciugato qualche lacrima nel bianco dei cuscini, la notte. Quello che so è che la mia avventura sull’isola sarebbe stata diversa se non fossimo state insieme e che Malta mi parlerà sempre non soltanto di me, ma di noi. Noi quattro.

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