MALTA, Noia
«E succede che si ciondola come foglie morte e un po’ ci si affeziona a questo strazio e non si vorrebbe guarire più»
La noia a Malta assomiglia alla malinconia di Ovosodo.
Perché in 316 km² di roccia affogati di gente ma poveri di novità è facile scordarsi che c’è un mondo intero al di là della linea blu scuro dell’orizzonte.
E allora si scivola in un torpore che rassicura le mamme e fa scuotere la testa ai vecchi e si comincia a pensare che è meglio così.
Che in due ore scarse si può prendere la macchina ed essere dall’altra parte del Paese
che è bello conoscersi tutti
e che tanto gli stranieri te li regala l’estate.
In fondo è piacevole sapere dove portano le strade
com’è fatta la costa
da che parte soffia il vento quando sembra che pioverà.
Però poi non piove e quell’aridità ti si radica dentro e finisce per asciugare la gola anche ai pochi che avevano sete di andar via.
È l’isola, è la cultura, è la paura, è ancora una volta qualcosa che mi fa pensare a questo posto come tristemente fermo e dolorosamente claustrofobico.
Ma non dicevo lo stesso di quello che ho appena lasciato? E non mi mancava forse il mare di cui qui riesco a riempirmi gli occhi, ogni mattina, andando al lavoro?
Lascio cadere questa e altre domande mentre il sole tramonta sui pomeriggi tutti uguali dei ragazzi dello skate park, sulla giornata trascorsa e il desiderio di fuggire ancora lontano.