EUROPA DI CONFINE, Inevitabile dissociarsi

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…Got a ticket for a world where we belong
So would you be my baby?
SAVAGE GARDEN, To the Moon and Back

Inshallah, dico.
Inshallah: finora il nostro viaggio non è stato molto difficile, né molto pericoloso. E questo nonostante la mia paura dell’aereo, che è dura a morire… Ma ci è andata bene.
Abbiamo scelto, in fondo, di viaggiare low cost, esaltando così, a livello economico, quella che è la mobilità fortemente paradossale delle leggi Schengen, a livello politico.
Siamo atterrati in Bulgaria – subito raggirati da un tassista con ambizioni da guida turistica – e nonostante l’invadente presenza dei grandi viali monumentali di impronta urbanistica sovietica abbiamo attraversato le strade di Sofia come se fosse il labirinto del Minotauro.
Abbiamo cercato, per quel che potevamo, di smontare il mito delle radici culturali che affondano nel tempo, fino ad arrivare ad una nebulosa pre-modernità dove tutto si mischia e si riformula.
Stava andando tutto bene, o quasi. Poi è arrivato il viaggio verso la Grecia, verso la Calcidica, verso il mare, e tutto si è complicato.
Non è stato un problema prendere una macchina a nolo e dirigerci trotterellando verso la frontiera (l’auto, va bene, è quel che è, e per di più è dotata di lettore cd, ma abbiamo un unico disco che si blocca in modo cronico, irrimediabile, a metà di To the Moon and Back dei Savage Garden, e questo non aiuta di certo l’entusiasmo).
Non è stato affatto un problema fermarci neanche in un idilliaco paesino bulgaro nei pressi del confine a mangiare riccamente, per pochi euro. Pomodori, cetrioli, formaggio, carne: tutte cose che si trovano anche aldilà della frontiera, ma che magari, nonostante la crisi greca già in atto, potrebbero costare un po’ di più, se pagati in euro anziché in lev.

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Il problema è – sempre – la frontiera.
Lo è per chi viaggia low cost, per chi si perde tra turismo e viaggio, per chi si lambicca nei propri pensieri, felice di poter andare, senza pensieri, figuriamoci se non lo è per chi non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare, per chi cerca di cambiare vita.
Il fatto è che, chi più, chi meno, chiunque alla frontiera finisce inevitabilmente per dissociarsi.
Basta un poliziotto di frontiera, discretamente rasato a zero e decisamente paffuto (forse un panzer, nel vero senso della parola, di qualche battaglione nazista fuori tempo massimo? Va bene, vada per il panzer neonazi…) che ci chiede i documenti, al confine con la Grecia.

Si è nel 2010, in fondo: oggi, alla vigilia di nuove elezioni in Grecia, qualcuno prospetta con timore e spavento che la frontiera venga invertita, perché la Grecia potrebbe uscire dall’euro. Non ci sarebbe più alcun Herr Panzer, ma un sottotenente gonfio come un’oliva di Kalamata, probabilmente… Ma queste visioni sono soltanto figlie del timore e dello spavento: i controlli alla frontiera ci sono già adesso, in questa Europa, dove la mobilità nell’area Schengen non impedisce certi irrigidimenti…
Resta il fatto che Herr Panzer, all’epoca, ci prende alla sprovvista.
Noi parlottiamo: «Ma… oh… Schengen… L’Europa… All’aeroporto… Ma non vale?!»
«Beh, sì, tecnicamente lo possono fare».
Herr Panzerissimo guarda i nostri passaporti molto velocemente e inizia a ridacchiare… «Ah, italianis… Fútbol… Mafia…»
Vorremmo replicare subito, facendo presente a Herr Panzerissimo che si è dimenticato di citare pizza e del mandolino.
Ma questo non basterebbe, temiamo.
Allora, a suo beneficio, perché è solo merito suo e del confine che vigila che finiamo per comportarci così, noi, bé…
Noi ci dissociamo.
Lui ci chiama italiani e si confonde pure, pensa che tutti e 60 i milioni di italiani siano uguali. Uguali a quello che pensa lui. Però lui ha visto troppe volte Il Padrino e pensa che tutti gli italiani mangino macaroni con la coppola in testa. Oppure pensa che siamo teledipendenti, che passiamo tutto il giorno sui canali televisivi dell’estremismo. Crede che ogni domenica ci rechiamo allo stadio per compiere il rito del calcio, incontrandoci per pianificare nuovi complotti, nuove stragi. Oppure per un corso collettivo di mandolino, così: alla luce del sole…
Noi, però, se ci chiedono se siamo italiani, ci dissociamo.
Siamo italiani, ma con moderazione.
Non proprio italiani moderati, ma… Italiani con moderazione.
Per fortuna o purtroppo lo siamo.

Herr Panzerissimo capisce che se insiste troppo con i pregiudizi e gli insulti potrebbe arrivargli un pugno (virtuale, non ci metteremmo mai a litigare con questo colosso; al massimo potremmo stordirlo con i Savage Garden, se il cd funzionasse!).
Un pugno: è normale, in fondo.
Herr Panzerissimo non la smette di sogghignare, ma alla fine ci lascia passare.

hell-as

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