GIAPPONE, L’estetica della cultura giapponese secondo Yamaori

panorama

Durante il mio soggiorno in Giappone ho avuto il piacere e l’onore di assistere a una lezione dello storico Tetsuo Yamaori, una delle figure intellettuali più influenti del paese. Nato negli Stati Uniti nel 1931, si è laureato all’università di Tohoku in Giappone in Filosofia indiana. Ha insegnato al museo nazionale di storia giapponese ed è diventato direttore dell’International Research Center for Japanese Studies. Tra i suoi lavori più conosciuti troviamo Nihonjin no reikonkan (The Japanese People’s View of the Soul, “La Visione dell’Anima del Popolo Giapponese”, n.d.R.) e Wandering Spirits and Temporary Corpses (“Spiriti erranti e cadaveri temporanei”, n.d.R.).

Secondo Yamaori, per capire davvero l’essenza culturale del Giappone bisogna osservare il paese da tre punti di vista diversi, individuabili già dal finestrino di un aeroplano. Infatti, ogni viaggiatore si accorgerà dei tre strati del paesaggio: l’oceano, le foreste e i campi di riso, e infine l’immensità dei grattacieli. Così, in una sola immagine il Giappone svela le sue contraddizioni: è un paese industrializzato e moderno ma allo stesso tempo circondato dalle bellezze della natura. Secondo lo studioso, sono questi i tre livelli che caratterizzano il paese: la cultura della foresta e dell’oceano, quella dell’agricoltura e infine quella dell’industrializzazione con le sue città. Questa combinazione crea un’immagine di bellezza unica e non convenzionale.

alberi

Capire il senso estetico del Giappone non è facile e Yamaori vuole svelarci un segreto. La stazione centrale di Kyoto – l’antica capitale imperiale del paese – è un esempio dell’armonia antica e contemporanea di questa società. Vicino alla stazione s’innalzano due monumenti: uno stupa nero, antico, costruito più di 1200 anni fa, e una torre bianca, costruita soltanto 50 anni fa con un’architettura occidentale e moderna. Lo stupa nero è un monumento buddhista per conservare le reliquie e si inserisce perfettamente nel paesaggio, mentre la torre spunta e si innalza verso il cielo. Proprio come la torre bianca vicino al tempio di Asakusa nel centro di Tokyo: in entrambi i casi, le costruzioni rappresentano quello che è oggi il senso estetico del paese, un insieme di stili che coesistono insieme senza però escludersi l’un l’altro.

Asakusa

Storicamente, l’estetica giapponese è stata influenzata da quella internazionale, soprattutto da quella cinese. I colori vivaci come il rosso e l’oro sono stati ereditati dalla Cina e dalla Persia: sono i colori dell’ostentazione e della festa dei carri del festival di Gion. Le linee semplici, il bianco e il nero, sono molto amati dai giapponesi che spesso preferiscono colori meno appariscenti e asciutti per esprimere un senso di austerità e candore. Questo binomio si riflette in ogni lato della cultura giapponese, anche nella letteratura. Nella Storia di Genji, un classico che risale all’epoca Heian (IX-XII secolo) si raccontano le avventure e il triangolo amoroso del principe Genji e le sue dame, la vita dell’aristocrazia a corte, affascinante e impalpabile. Esiste, però, tutta una narrativa che descrive guerre, morte e sangue: nel XIV secolo sono gli attori del teatro Noh a raccontare il dolore della vita in canti che assumono i toni tragici del lamento. Bisogna perciò guardare ai due lati della medaglia e ricordare che nonostante il passato bellico del Giappone, questo paese è stato per lunghi secoli terra di pace, feste e meditazione.

risaia

bottone_brigida

Condividi su:

Lascia un commento