CITTÀ DEL MESSICO, Un grido catartico

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Sono quasi le undici di sera del 15 di settembre e migliaia di persone si recano al Zócalo – la piazza principale di Città del Messico – per ascoltare el grito (il grido). Ogni anno in Messico si celebra il giorno dell’indipendenza (16 settembre 1821) e il presidente suole dare un discorso dal balcone del Palacio Nacional:

¡Viva nuestra independencia nacional!
¡Vivan los héroes que nos dieron patria y libertad!
¡Viva Hidalgo!
¡Viva Morelos!
¡Viva Allende!
¡Viva Doña Josefa Ortiz de Domínguez!
¡Viva México!

Sebbene nel pomeriggio molti manifestanti si siano recati nella stessa piazza a chiedere le dimissioni di Enrique Peña Nieto (eletto nel 2012) e fortemente criticato dopo aver invitato Donald Trump lo scorso 31 agosto, in centro si respira un’aria di festa.

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Sono tanti gli amici che mi hanno sconsigliato la partecipazione al grito, ma la mia voglia di urlare Viva Messico supera qualsiasi timore. Già da qualche anno non sono tanti i chilangos (gli abitanti del Distretto Federale) a voler celebrare in centro, per motivi di affollamento e sicurezza.

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In realtà dopo aver superato le numerose file di controlli – metal detector incluso – il Zócalo mi accoglie calorosamente: la cattedrale è illuminata e riflette i colori della bandiera, ovunque risplendono il verde il rosso e il bianco. I bambini indossano gli abiti tradizionali e gli adulti portano un grande sombrero. Sono tutti in trepidazione per il grido, alcuni sono emozionati e sperano di vedere la famiglia presidenziale da vicino, altri sotto i baffi mormorano «¡Fuera Peña!» e «¡Renuncia Peña!» mostrando il loro disdegno per il mal gobierno (mal governo), proprio come padre Miguel Hidalgo y Costilla, fece nel 1810 davanti alla chiesa di Dolores, gridando: «Muera el mal gobierno» e incitando il popolo messicano a liberarsi dal dominio degli spagnoli.

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Questo grido catartico è come un antidoto al male del Paese; per pochi secondi sembra che ci si dimentichi di tutti i problemi che sta attraversando, dei maestri uccisi dalla polizia lo scorso 21 giugno, del terrorismo di Stato, della guerra alla droga. Ascoltare migliaia di voci all’unisono gridare Viva México, è stato uno dei momenti più memorabili del mio soggiorno qui, un attimo in cui ho sentito tanti cuori riuniti per la speranza del proprio Paese.

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Subito dopo il grido la piazza si svuota: il popolo messicano è orgoglioso ma cosciente, gli spazzini hanno voglia di terminare il loro lavoro e ritornare a casa presto.

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