CANTIERI METICCI 5, Sulla fiducia di sé e degli altri
Diari da uno spettacolo 2015
al laboratorio teatrale di Cantieri Meticci.
Contributi di Michele Benincasa e Lucia Bonini.
Disegni: Michele Benincasa
Lunedì 13 aprile, ore 20.30, Centro Civico Zonarelli di San Donato.
Prove del laboratorio teatrale di Cantieri Meticci per richiedenti asilo politico, sotto la direzione di Pietro Floridia.
Questa sera l’ospite particolare è Roberto De Marchi, clown e artista di strada, membro di “Arterego”, un’associazione culturale che promuove le discipline acrobatiche e circensi. Da soli e poi a gruppi si lavora a terra, in piedi e di nuovo sdraiati; difficile sottrarsi all’energia travolgente di Roberto per il quale il fare viene molto prima del dire, impossibile sfuggire ai suoi esercizi di equilibrio ma soprattutto di fiducia, in sé e negli altri, perché sono proprio gli altri a impedirci di cadere, a sostenerci. Non si sta in piedi da soli. Il corpo passa di mano in mano, il suo movimento è assorbito da quello degli altri, ci si abbandona al gruppo, ci si fa trasportare. Più facile a dirsi, come sempre, che a farsi.
La nostra vita è in fondo come una coreografia e ogni giorno entriamo in scena così, nudi e crudi, come si suol dire. Si spinge il corpo a compiere bizzarri equilibri sperando che la sorte sia propizia e che il compagno abbia imparato il numero, perché, come sanno bene gli hassidim del racconto di Englander, costretti ad eseguire salti mortali per sopravvivere, non si può arrivare a destinazione se prima non si è imparato, prima che tutti abbiano imparato.
Guardando gli attori e le attrici del gruppo penso che non conosco affatto le loro storie personali, posso solo vagamente immaginare il bagaglio di dolore che ognuno porta con sé, ma mi piace pensare che questo laboratorio teatrale sia una sorta di hortus conclusus, un luogo protetto e di conforto, una zona franca dove poter essere solo se stessi accantonando il quotidiano. Magari solo per una sera.
E allora mi incanta e mi commuove vedere una ragazza musulmana con il velo che si abbandona e viene sollevata in alto da un gruppo di uomini e donne e il tutto al ritmo di una musica yiddish… miracoli del teatro? Sì, gemme preziose di possibilità e di incontri positivi in mezzo alla barbarie che ci circonda.
Troppo retorico?
Probabile, ma per il cinico realismo c’è sempre tempo.
Cosa sono i Diari da uno spettacolo?