CANTIERI METICCI 3, Difficili equilibri
Diari da uno spettacolo 2015
al laboratorio teatrale di Cantieri Meticci.
Contributi di Michele Benincasa e Lucia Bonini.
Disegni: Michele Benincasa
Lunedì 9 marzo 2015, ore 20.30, al Centro Civico Zonarelli di San Donato si svolgono le prove del Laboratorio teatrale di Cantieri Meticci per richiedenti asilo politico.
Molte le suggestioni e le emozioni della serata, numerosi gli spunti di riflessione.
Delle lenzuola vengono annodate tra loro e utilizzate per improvvisare una danza in cerchio in cui, come un carillon dolce e malinconico, si annodano le tante storie: si segue lo stesso ritmo, tutti alla stessa distanza, ma ognuno con una motivazione, la propria, inseguendo i ricordi segreti e lontani, anzi, le ombre dei ricordi.
Una danza della memoria, o forse la memoria di danze passate e che non ritorneranno mai più.
Gli attori sono dietro il lenzuolo, illuminati da una luce al centro che ne fa sagome indistinte. Chi è l’uomo, chi è la donna dietro il lenzuolo? Chi è l’ombra che spinge contro la tela, che vuole uscire dal quadro, che cerca di uscire dal silenzio per venire alla luce? Un’idea semplice ma di grande impatto emotivo. Poesia della tridimensionalità.
Poi, guidati da Pietro Floridia, il regista della compagnia, gli attori utilizzano delle scale per lavorare su giochi di equilibrio e disequilibrio, di leve e contrappesi.
Poggiate per terra, le scale diventano dei binari ferroviari sui cui camminare uno dopo l’altro per cercare di sfuggire alle guardie del ghetto, stando attenti a non cadere, andando sempre avanti e cercando di raggiungere la salvezza in un gioco di precarietà e resistenza. Altrimenti, eccole trasformate nei finestrini di un treno, su cui si sale o si scende ma sempre con prudenza, con un preciso lavoro di squadra, perché ci si salva solo così, insieme.
Livio, uno degli attori, diventa un equilibrista e cammina su binari sospesi che poggiano sulle spalle di tutti gli altri, formando un tracciato di strade senza uscita che si compongono e si scompongono, di percorsi impossibili o vietati, sbarrati, alcuni forse solo sognati, come le costruzioni impossibili di Escher. L’errore è in agguato dietro l’angolo e si trattiene il respiro ammirando quel delicato Pierrot che incanta con la sua grazia semplice.
«Chi o cosa può salvare chi fugge dal ghetto?» domandiamo al gruppo a fine serata.
«L’amico ci salva» dice qualcuno.
«Un bambino – risponde qualcun altro – perché è la voce della verità».
«La magia ci salva».
«Gli animali, perché sono puri. Innocenti».
«E chi è l’antagonista?»
«Noi stessi, le nostre paure, la rabbia che abbiamo dentro».
Parole: Lucia Bonini
Cosa sono i Diari da uno spettacolo?