Partendo dalla fine (del Titanic)

Pietro Floridia disegnato da Antonella Selva

Come vi avevamo anticipato la scorsa settimana, oggi parliamo dello spettacolo che la Compagnia dei Rifugiati sta provando da qualche mese. Il regista Pietro Floridia ha proposto agli attori di lavorare partendo dal poema di Hans Magnus Enzensberger La fine del Titanic, usando l’affondamento della nave come metafora della crisi che sta attraversando l’Europa e l’Occidente. Floridia chiede a se stesso, alla Compagnia ed al pubblico:

“Chi si salva?”

“Perchè si salva sempre solo la prima classe?”

“Chi è la terza classe?”

“Qual è l’iceberg che ha colpito il nostro mondo?”

Vi raccontiamo tutto questo attraverso le parole di Pietro, delle immagini dalle prove e i disegni di Antonella Selva degli Expris Comics.

 

In sala prove cominciano le improvvisazioni: ombre di corpi che lottano per vivere proiettate su teli.

 
Solo in basso, là dove, come sempre, si capisce per primi,
bauli, bebè e federe scarlatte si arraffano
in fretta e furia. La terza classe
non conosce l’inglese né il tedesco, una cosa sola
non gliela deve spiegare nessuno:
che tocca prima alla prima classe,
che non c’è mai abbastanza latte e mai abbastanza scarpe
e mai abbastanza spazio nei battelli per tutti.
(da La fine del Titanic, canto II, Einaudi)
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