Il Titanic in classe – La valigia (seconda puntata)
Lunedì, prima ora, l’aula è pronta per la seconda lezione su La valigia di Lopez. Il racconto a fumetti è contenuto nel libro degli Expris Comics Come il Titanic. Diario a fumetti di un affondamento, libro nato dalla sinergia tra il gruppo di fumettisti e Cantieri Meticci.
Anche questa mattina l’aula è stata “smontata”: in fondo ci sono i banchi allineati per rivedere le tavole de La valigia e al centro le sedie sono messe in circolo per il momento della discussione, il circle time.
I ragazzi arrivano: c’è chi torna a rileggere le tavole, Martina, che era assente, mi chiede di poter guardare il libro. Dico loro che hanno una decina di minuti prima di riprendere il circle time: possono rivedere le tavole e confrontarsi liberamente. Ciascuno ha riflettuto sul titolo della storia La valigia, sul valore del ricordo, sul viaggio. C’è chi discute a coppia, chi a gruppi. Si raccontano le sensazioni venute fuori dopo la prima lettura delle tavole: c’è chi ritorna su quel vortice della copertina (Cristiano commenta con Emanuele… «non ti sembra che quel vortice abbia lo stesso sangue delle radici tagliate?»), c’è chi ritorna sulla scena della fuga di Mouradh. «L’ansia che mi ha messo addosso è aumentata man mano che seguivo il suo percorso… sì, mi è sembrato infinito» incalza Ilaria.
Molti puntano sulla vittoria di Mouradh contro il re.
Ci riposizioniamo in circolo, parto a raffica con le domande per rientrare nella storia: «Chi sono i protagonisti, dove sono, che succede?» A pioggia arrivano le risposte: Jamil è il narratore… è un passeggero del Titanic. Mouradh, suo fratello è il ribelle che sfida il re. La valigia aperta lascia uscire il ricordo di Jamil… arrivano in Europa e sono catturati… ma Mouradh non ci sta a diventare schiavo!
«Dopo l’impatto Jamil è lì aggrappato alla sua valigia» nota Liby.
Ci siamo, riprendiamo il viaggio là dove lo avevamo interrotto: cosa contiene quella valigia, che valore ha nel viaggio e nei viaggi di ciascuno di noi la valigia? Può un ricordo salvare?
«La valigia contiene un sogno infranto – dice Giorgio – si infrange il sogno dei migranti che arrivano in Europa alla ricerca di una vita migliore». «Quella valigia contiene il senso dell’ingiustizia – incalza Federica – l’ingiustizia di chi deve cercare rifugio, di chi deve fuggire per sopravvivere». «Ma le valigie contengono anche i progetti di vita, di quando si parte per ricominciare: in valigia metto il mio passato lo chiudo e insieme metto gli elementi per ricominciare» aggiunge Emanuele.
«Ma in questa storia chi si salva? Come?» «Prof, Jamil è salvo perché ce lo racconta e poi – dice Martina illuminandosi – si salva perché ha il ricordo del fratello che lo tiene in vita!» «Ma sai, io non sono d’accordo – aggiunge Tatiana – Certi ricordi possono essere un peso e i pesi fanno affondare».
«Le radici dell’ultima tavola, su quelle dobbiamo riflettere – dice Emanuele – Perché la valigia ormai non c’è più». Giorgio che da un po’ stava usando il suo telefonino alza lo sguardo «ecco la risposta Emanuele… la canzone dei Sud Sound System… Le radici ca tieni… prof è un gruppo del Salento… mi è tornata in mente la canzone… no, non preoccupatevi non ve la canto… però vi leggo l’inizio del testo».
Se non dimentichi mai le radici che hai
rispetti anche quelle dei paesi lontani,
se non dimentichi mai da dove stai venendo
dai più valore alla cultura che hai.
«Che dice prof, era questo che Lopez voleva dire? Era su questo che voleva farci riflettere?»
Io sorrido e rilancio: «Non lo so Giorgio! Però possiamo chiederglielo! Proviamo una lezione 2.0? Apriamo l’aula… immaginiamo una classe senza pareti… che fa circolare idee e energia, rispettando l’unico vincolo autentico: essere se stessi e ascoltare per interagire! Che ne dite, ci proviamo!?»
Elena Auricchio
Ragazzi, siete grandi! Le vostre riflessioni sono la risposta! Ogni vostro pensiero contiene una verità, e insieme, tutti i vostri pensieri, creano coscienza civica! E io so’ troppo contento! Siete andati molto oltre la mia immaginazione! Grazie, per l’affetto. ( :
Molto spesso le nostre idee, le nostre valutazioni, I pareri e qualsiasi cosa ci esca fuori così naturalmente…non vengono prese sul serio o considerate. .il fatto che in questo caso l’attenzione si sposta su di noi sui nostri pensieri ci rende orgogliosi del fatto che anche noi abbiamo voce in capitolo su determinati argomenti..in particolare il mio pensiero è volato su di una canzone che non avevo mai ascoltato così profondamente e non avevo mai collegato alla tematica della migrazione. .tutto ciò grazie a voi due che ci fate guardare a 360°!!! 🙂
http://m.youtube.com/results?q=pino%20daniele%20terra%20mia&sm=1
Grazie Noemi! Anche per me è stato molto emozionante riascoltare questo pezzo insieme a voi! E studiarne le parti e ascoltare i commenti che sono venuti fuori…. Eppure lo avrò ascoltato migliaia di volte!
Partire dalla tavola magnifica dell’arrivo… partire da quella parola urlata… TERRA e arrivare fin qui è stato un bel viaggio e sei tu che ci hai guidati!
Bellissima sensazione!!!
Sì… dovete guidare più spesso! In realtà il segreto è semplicissimo: basta fidarsi di voi e affidarvi il timone de temps en temps!
(:
Ciao a tutti, e complimenti per le vostre considerazioni. Io non posso dirvi quello che Lopez intendeva, ma sicuramente, da emigrante (vengo dalla Sardegna e vivo a Bologna), posso dirvi, che il gesto del taglio delle radici é molto vero. Per avere il coraggio di lasciare la propria terra infatti é necessario compiere simbolicamente quel taglio, e il sangue che fuorisce dalle radici racconta il dolore che si prova nel farlo. Eppure proprio il dover tagliare le proprie radici stranamente finisce per rafforzare il legame con la propria terra d’origine e nello stesso tempo aiuta a comprendere chi da altre culture e altre terre é arrivato fino a noi, perché tutti gli “emigranti” sono accomunati dall’aver “dovuto” avere il coraggio di compiere quel gesto.
Grande Innai! Bentrovata!
Benvenuta in classe Innai!!! (:
Proprio intorno al tema delle radici sono venute fuori idee… le più disparate… un dibattito accesissimo su chi riteneva che per crescere bisogna lasciare sanguinare le radici e chi riteneva invece che le radici non vanno mai tagliate! Il tema è molto sentito! Ha toccato ferite ancora aperte in chi è qui come migrante e ha suscitato molta emozione in molti alunni che sentono di dover andar via per poter trovare una propria strada!
Che bello c’è anche il collage dei commenti tra cui i l mio! ^_^
Leggere questo articolo mi riporta indietro come un flashblack facendomi ricordare la sensazione e la classe “smontata” di quel giorno! 🙂 E’ sempre un piacere fare lezione in questo modo! Anche se si è giù, grazie ai racconti di Francesco Lopez e il coinvolgimento unico della prof Elena Auricchio, la serenità, il divertimento, la riflessione e soprattutto l’allegria sono assicurati! ^_^ Complimenti e stima eterna! 😀
Sì un bravo all’editore che ha avuto una magnifica idea!!! Bello rivivere dei momenti e rilanciarli così!!! Grande Lorenzo!!!
Grazie!!! è un piacere anche per me fare lezione così! La classe “smontata” mi piace assai!
I complimenti e la stima sono come sempre esagerati… mi rasserena però sapere di dividerli con Francesco… (((:
Grazie di esserci Emanuele!
Ciao Emanuele! Devo dire che in queste due settimane mi avete coccolato così tanto che adesso comincio a sentire un po’ la mancanza… ( : E quando inizi a sentire la mancanza bisogna reagire che tradotto in parole povere, vorrebbe dire tipo: mi piacerebbe, prima che finisca l’anno, passare qualche ora in classe con voi e quest’anno soprattutto, un po’ ve lo devo…Per il momento, vi abbraccio tutti! Enjoy!
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