Il Titanic in classe – La valigia (prima puntata)

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La valigia di Francesco Lopez Visicchio è la storia a fumetti che analizzo con la mia quinta oggi. Quest’anno il modulo trasversale per le mie classi del triennio ha come tema La peur, la paura. Vi ho inserito una canzone-teatro, l’incipit de L’étranger di Camus e le storie a fumetti tratte dal libro degli Expris Comics Come il Titanic. Diario a fumetti di un affondamento, nato dalla sinergia tra il gruppo di fumettisti e i Cantieri Meticci. Sin dall’anno scorso abbiamo seguito questo progetto attraverso I diari dello spettacolo sul sito del Girovago: settimana dopo settimana passando dalle tavole del teatro, alle tavole delle storie raccontate a fumetti, abbiamo riflettuto insieme sul valore di un mito infranto, quello del Titanic, letto come metafora di un’Europa che forse affonda oggi proprio come quel transatlantico allora.
I ragazzi sanno che oggi ci sarà la lezione iniziale della storia di Lopez e l’atmosfera quando entro in classe è già carica di attesa: si sono sistemati tutti lì accanto ai banchi che hanno “smontato” per creare l’aula-mostra. Sui banchi allineati sistemo le tavole de La valigia.

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Partiamo dall’analisi della copertina di Come il Titanic. Sanno che devono rispondermi a bruciapelo: «che sensazione vi dà la cover? Perché? Quali sono gli elementi chiave nella costruzione dell’immagine?»

Si fanno eco parole come tristezza, dolore, fragilità per i colori usati e quel vortice nero che inghiotte tutto, Federica esce dal coro e dopo qualche indugio: «A me le parole che affondano rimandano all’idea di ciò che ha perso senso… le parole affondano perché per noi non hanno più valore e l’uso nell’immagine della carta del quotidiano è l’elemento chiave». Mi appunto le loro risposte e dico loro che queste ipotesi verranno rilette alla fine del percorso di analisi delle storie per verificare quale messaggio la cover poteva passare e quale delle loro letture iniziali ha colto nel segno e nei segni.

Prima di lasciare loro il tempo di studiare le tavole, leggo il testo della tavola iniziale: nel proscenio di un teatro si racconta in poche intense righe il mito del ramo d’oro. «C’era un regno in cui il re non poteva né ammalarsi né invecchiare e doveva essere sostituito prima di mettere a repentaglio la sua gente. Poteva sfidare il re colui che strappava il ramo di vischio della quercia sacra…»

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I ragazzi ora si spostano a vedere le tavole: c’è chi porta con sé quaderno e penna, chi il telefonino. Lungo le tavole si snoda il ricordo di Jamil, passeggero del Titanic: molti si soffermano sulla tavola della valigia aperta dove galleggia il ricordo del barcone con cui Jamil e suo fratello Mouradh arrrivano in Europa. Nicola mi chiama per dirmi che le persone lì ammassate gli hanno ricordato Lampedusa, col suo carico di morte. Tatiana si è fermata prima: è lì che osserva le prime tavole. Parla con gli altri che le chiedono perché non procede: «la radice tagliata sanguina» dice, poi, come liberandosi da un peso.

Mouradh, il ribelle, sfida il re dopo una lunga peripezia. Alessia si dice colpita dalla scena della fuga, le ha messo ansia. Le fanno eco altri che mi parlano di una tensione fortissima. Tutti restano lì come rapiti dal finale: «prof che succede a Mouradh?» «Ha ucciso il re?» «E Jamil riuscirà a sopravvivere aggrappato alla sua valigia?» Nella ressa delle domande e delle voci vedo tanti scrivere il testo della tavola finale… qualcuno mi chiede il permesso di fotografarlo.

Ci sediamo ora per discutere: le radici tagliate e il valore del ricordo. Su questo è centrato questo tempo di confronto: Tatiana parla di sé, del dolore che sente ancora vivo per la lontananza dalla sua terra (lei viene dall’Ucraina) e nelle sue parole si sente l’emozione di chi quel taglio l’ha vissuto sulla sua pelle. Quando Liby torna sul senso del ricordo e sul significato di quel titolo La valigia… arriva il suono inesorabile della campanella.

Leggo nei loro occhi la voglia di continuare: si tratta solo di una pausa e poi riprenderemo nella prossima lezione. Prima di salutarli dico loro su quali aspetti dovranno scrivere le loro riflessioni. Mi appunto le ultime suggestioni: cosa contiene quella valigia, che valore ha nel viaggio e nei viaggi di ciascuno di noi la valigia? Può un ricordo salvare?

Vi va di seguirci ancora per essere inondati da altre domande e da qualche risposta?

Elena Auricchio

(seconda puntata)

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24 pensieri riguardo “Il Titanic in classe – La valigia (prima puntata)

  • 2 Aprile 2014 in 11:01
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    Grazie Elena! Non sai quanta gioia e quanta carica ci regali portandoci in classe con te! ( :

  • 2 Aprile 2014 in 12:44
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    È bello leggere ciò che è scritto in questo articolo ma è ancora più bello farne parte e vivere l’esperienza personalmente. Se tutte le professoresse fossero così la sveglia che suona la mattina avrebbe meno peso. 🙂

    • 2 Aprile 2014 in 15:10
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      Grazie Tatyana! La tua partecipazione così sentita ha emozionato tutta la classe, lo sai! Credo che il vero senso di queste lezioni stia tutto qui: entrare in una storia e farla diventare propria… E credo che La valigia più di altre storie abbia aperto tante prospettive… tanti sviluppi che né io né l’autore forse avremmo immaginato! Grande Lopez e grandi voi!!!

        • 2 Aprile 2014 in 16:11
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          (:
          Sai Francesco uno dei punti forti della storia credo sia davvero stato quello di lasciare entrare il lettore in una forte dinamica di identificazione. Per Tatyana il percorso è stato più immediato, Ma è successo anche per molti altri. Una delle frasi che più mi sono sentita dire nelle classi è stata… questa storia parla di me! C’è chi si è identificato in Jamil chi in Mouradh… chi in entrambi. Chi nella radice divelta… chi nella valigia alla deriva…
          Bel viaggio davvero!

          • 2 Aprile 2014 in 16:24
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            Prof, il punto forte che lei propone io non l’ho neanche immaginato! ( :

  • 2 Aprile 2014 in 12:51
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    Tanti anni di scuola, ma mai nessuna lezione come questa… Mi emoziono ogni volta che facciamo lezione di “fumetti” perche ogni storia ha sempre una morale e in ognuna di esse mi rispecchio…Ecco in questa storia mi rispecchia tanto la grinta di Jamil che nonostante tutto si aggrappa ai suoi sogni ! Grazie alla prof ma sopratutto all’editore che se non fosse per lui io non proverei queste emozioni!! E il ringrazio piu grande va all’autore!

    • 2 Aprile 2014 in 17:29
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      Cara Mariarca, qui è l’editore che ti scrive.
      Grazie di cuore anche da parte mia. Leggere i vostri commenti mi riempie di gioia: sono i vostri pensieri, dubbi e discussioni che danno senso profondo al mio lavoro.
      A presto
      Lorenzo

  • 2 Aprile 2014 in 13:01
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    Una storia in cui ognuno può rispecchiarsi a proprio modo..In questa storia ritrovo un po il mio modo di essere, la voglia di affrontare nuove esperienze pur lasciando le radici che ci tengono fermi…da questo semplice fumetto possiamo trarne il coraggio di andare oltre nonostante tutte le difficoltà !!

  • 2 Aprile 2014 in 21:16
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    Ormai mi sembra scontato ripetere che la prof è eccezionale, con le storie di Francesco è bello, divertente e innovativo fare lezione! Prof come ho già detto possiamo dire che siamo tutti una squadra vincente! haha

    • 2 Aprile 2014 in 23:41
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      Sì! Assolutamente!!!
      Alunni, prof, autore e editore!
      Chi ci ferma più!!!
      (:

      Grazie di esserci sempre Emmanuel!

  • 5 Aprile 2014 in 1:30
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    Inizio col dire che una storia bellissima, molto forte partendo dai fumetti. La prima tavola con la valigia coperta di radici mi ha trasmesso il senso del coraggio.. credo che non tutti riescono a lasciare la loro sicurezza per andare oltre. Personalmente credo che il finale sia perfetto cos com’e’; Credo che in realt niente finisce mai per davvero, ma sopratutto questa storia ha fatto nascere in me il pensiero di mettere radici nelle persone. Di riconoscere qualcuno come “la mia casa”, di sentirmi al sicuro alla presenza di questo qualcuno. E allora ho pensato.. Se una persona diventa il nostro luogo, dove pensiamo di andare?

  • 7 Aprile 2014 in 9:39
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    Ciao Bruna! Interessante il tuo punto di vista! Questo libro nasce dall’interazione tra Expris Comics e Cantieri Meticci nel bel mezzo della crisi economica, sociale e di valori. Il luogo che si è creato tra noi e loro assomiglia quasi ad una scialuppa in mezzo al mare e ricorda molto ciò che tu dici. In quel posto, creato dalla condivisione di esperienze, di valori, di passioni, ci si sente a casa. E chissà, forse questa può essere una delle chiavi per non affondare?

    • 7 Aprile 2014 in 11:25
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      Due cose mi piace aggiungere alla vostra bella conversazione… le radici che mettiamo nelle persone mi ricordano l’apprivoiser di Le Petit Prince che io considero da sempre un modo per “salvarsi” e poi mi è riecheggiata nella testa l’introduzione di Pietro Florida. Magari può diventare un’altra finestra da aprire… chissà!?!

      • 7 Aprile 2014 in 13:42
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        Gia’ … Contonuo a dire che queste storie sono magnifiche, sopratutto perch mi permettono di capire i pensieri dentro me. Per fortuna abbiamo la nostra peof che ci permette di leggerli <3

  • 8 Aprile 2014 in 10:00
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    Studiare le storie a fumetti di Come il Titanic aiuta a conoscere meglio i propri pensieri. Grazie a Bruna e a tutti gli studenti che in vario modo hanno espresso questa idea! Sarebbe una magnifica recensione!!!
    (:

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