CASABLANCA, In bicicletta
Può sembrare un argomento privo di interesse: che c’è di strano a girare per una città in bicicletta? Non a Casablanca: la città, che conta ormai quasi quattro milioni di abitanti o forse più (difficile tenere il conto della continua immigrazione interna) è estesissima e, come si conviene a una capitale economica e orgogliosa di esserlo, caotica all’inverosimile. Gli ampi boulevard alberati, disegnati durante il protettorato, proseguono ora per kilometri irraggiandosi a ventaglio dal punto centrale della costa dove stringono d’assedio la vecchia medina. Man mano che ci si allontana, i palazzi liberty, come anziani nobili decaduti, cedono il posto all’arrembaggio in vetro-cemento del mondo degli affari e quindi a un’edilizia sempre più popolare tra palme sempre più rade. Ovunque un traffico congestionato a ogni ora del giorno e della notte, le uniche isole pedonali (“de facto” anche se non “de iure”) si fanno rispettare grazie solo all’esiguità dei loro vicoli, comunque invasi dai carretti dei venditori ambulanti – più che una città Casablanca è un mercato no-stop!
La bici non sembra quindi l’ideale in questa giungla di lamiere e carretti, bus rattoppati e somari ansimanti, gas di scarico e scarichi animali: il traffico è senza regole e chi indugia a un semaforo è perduto (o era una luminaria festiva per il mese di ramadan?). In bici ti senti nudo e indifeso, eppure non c’è alternativa per muoversi, ma quando lo capiranno anche i casablanchesi?? Scegliere l’autobus vuol dire diventare vecchi in mezzo al traffico, stretti come sardine; la macchina? ben pochi che non siano nati e cresciuti a Casablanca si arrischierebbero al volante!! perfino i taxi spesso si rifiutano di fare tragitti molto lunghi: troppo complicato e forse poco redditizio. E allora la bici, ancora una volta, ci indica la soluzione.
Mi faccio coraggio e mi butto nella mischia (anche perché se perdessi di vista mio marito rischierei di perdermi!)
E scopro con stupore che il traffico è caotico, sì, ma non è così “cattivo” come da noi! Gli automobilisti qui guardano divertiti, ma non innervositi, la ciclista straniera imbranata nel mezzo di un incrocio, stretta tra un autobus del 1973, un SUV e due motorini scartolati, ma, abituati a non si stupirsi di nulla, non sembrano neanche notare il tuo semaforo che tende decisamente al rosso (ma sì, forse è solo elemento di arredo urbano…). Si fermano con una cortesia d’altri tempi, non so se per cavalleria o per compatimento, e a loro volta bloccano senza imbarazzi la corsia per farti passare.
Ho l’impressione che i miei concittadini al loro posto tirerebbero dritto senza scrupoli. Se mi stirano peggio per me: oltre ad arrischiarmi su due ruote nel regno indiscusso dei motori rombanti, oso perfino commettere un’infrazione! Ma perché non imparo a stare al mondo?
In un certo senso il traffico casablanchese, nella sua confusione, è più democratico: in strada c’è posto per tutti e ognuno ha pari diritti.
Ovviamente non ho mai girato Casablanca in bicicletta né ho in mente di farlo… però l’ho girata un po’ a piedi… e devo dire che anch’io ho trovato una grande gentilezza : ho ricevuto da molti indicazioni (a gesti), senza neppure richiederle, per tornare al porto… aggiungo: complimenti per la foto (!!!) : descrive perfettamente i contrasti esagerati di una città come Casablanca…
cordiali saluti
Gianni Armani