Un’isola piena di video – Il Girovago incontra “La Tempesta” di Shakespeare
L’isola è piena di questi sussurri,
di dolci suoni, rumori, armonie…
A volte son migliaia di strumenti
che vibrando mi ronzano agli orecchi;
altre volte son voci sì soavi,
che pur se udite dopo un lungo sonno,
mi conciliano ancora con Morfeo,
e allora, in sogno, sembra che le nuvole
si spalanchino e scoprano tesori pronti a piovermi addosso;
ed io mi sveglio nel desiderio di dormire ancora…
CALIBANO ne La Tempesta di William Shakespeare
(Atto III, 2, vv. 148-156)
Costruito a tempo di record, partecipato da una moltitudine di persone provenienti da luoghi differenti d’Europa e del mondo, arricchito da esperienze, storie, professionalità e inclinazioni diverse, lo spettacolo Un’isola piena di suoni è andato in scena domenica 6 luglio, nel Cortile del Pozzo di Palazzo d’Accursio, davanti a una gremita folla di spettatori. Lo spettacolo-performance, basato su una rivisitazione contemporanea della Tempesta shakespeariana, ha chiuso i lavori del laboratorio artistico Cameredarie, organizzato dal 30 giugno al 5 luglio da Cantieri Meticci all’interno del progetto europeo The City Ghettos of Today.
Siccome negli ultimi anni il Girovago ha seguito molto da vicino il lavoro dei Cantieri Meticci, con la pubblicazione della graphic novel Come il Titanic e con la pubblicazione settimanale, su questo sito, dei Diari da uno Spettacolo (edizioni 2013 e 2014), qui è forse “The City Ghettos of Today” a meritare un accenno più approfondito.
Si tratta di un progetto interdisciplinare e itinerante, che ha fatto ritorno a Bologna dopo aver toccato anche Parigi e Varsavia e prima di altre tappe nel 2014 e nel 2015 (Helsinki, Milano, Berlino, ritorno a Varsavia, Anversa e poi di nuovo a Parigi). In questo percorso, la compagnia Cantieri Meticci ha messo a punto una collaborazione con altre realtà europee come la fondazione Strefa WolnoSłowa di Varsavia, la compagnia Cie Checkpoints di Parigi, la University of the Arts di Helsinki e altri partner presenti a Bologna nei giorni del laboratorio e dello spettacolo.
“The City Ghettos of Today” si propone come un’esplorazione artistica – legata principalmente, ma non solo, alle arti sceniche – alla scoperta dei nuovi “ghetti” presenti nelle città europee, nati o consolidati in relazione ai flussi migratori degli ultimi anni. Uno dei risultati sorprendenti di questo lavoro condiviso è l’enfasi posta su una dimensione del ghetto che è, paradossalmente, più positiva che negativa: così come Calibano, lo schiavo “mostruoso” della Tempesta, rievoca con passione e nostalgia la sua isola “piena di suoni”, senza per questo dimenticare come l’isola sia stata radicalmente trasformata dal tiranno-colonizzatore Prospero, anche i nuovi ghetti, nonostante le ristrettezze ideali e materiali di questi luoghi, possono contenere e trasmettere esperienze positive. Questo scarto prospettico può aiutare a svincolare l’universo semantico legato alle migrazioni dalla sua definizione univoca in termini di “problema”, un’abitudine linguistica che interessa trasversalmente tanto le posizioni di “chiusura” quanto quelle di timida “apertura” rispetto alla questione.
Il Girovago ha dato il proprio contributo alla realizzazione dello spettacolo, interrogandosi, in particolare, sul personaggio di Sicorace, la madre di Calibano, sempre evocata e allo stesso tempo sempre assente dalla scena dell’opera shakespeariana. Una delle battute più famose della “Tempesta”, infatti, è quella in cui Calibano afferma, rivolto a Prospero: “Mi hai insegnato la tua lingua, e l’unico vantaggio che ne ho è che ho imparato a maledire”. Calibano, tuttavia, non si limita a imparare la lingua del padrone e ad acquisire la sua cultura, nel tentativo di uscire dalla sua condizione servile; Calibano, nello stesso frangente, perde anche contatto con la lingua della madre, che affiora soltanto nel particolare gergo usato dal personaggio, molto diverso dall’inglese letterario dell’epoca. Tra i “suoni” dell’isola che Calibano tenta nostalgicamente di rievocare, dunque, ci sono senza dubbio i suoni della lingua di Sicorace, della lingua madre.
Questo percorso interpretativo ha portato alla creazione di due video in stop-motion. Il primo, realizzato da Antonella Selva (disegni), Lorenzo Mari (testi) e Lorenzo Cimmino (voce e montaggio), si intitola “Appunti per un’isola” ed è diviso in due parti. La prima riguarda appunto la tematica della lingua madre, tradotta nella contemporaneità delle esperienze di migrazione in Italia. L’incontro-scontro linguistico tra generazioni, infatti, non può essere del tutto compreso, se lo si lascia al di fuori del rapporto con la lingua sovrana, e talvolta tirannica, della società in cui si vive.
Nella seconda parte del video, ci si interroga sui confini dell’isola della Tempesta, che diventano progressivamente sempre più ristretti: pareti di case, ante di credenze, coperchi di barattoli. Come recuperare il contenuto di questi barattoli, se siamo quotidianamente portati, come individui, famiglie, comunità e talvolta anche come attori sociali (si pensi ad esempio a certe modalità delle politiche interculturali nostrane, o alle associazioni culturali delle comunità immigrate, talvolta richiuse su se stesse), a chiuderci dentro un barattolo?
Anche il secondo video, “Temporali”, realizzato da Vingenzo Beccia (disegni), Lorenzo Mari (testi) e Lorenzo Cimmino (voce e montaggio), torna su quest’ultimo tema. La peculiare rivisitazione a fumetti delle suggestioni legate alla Tempesta a cura di Vingenzo Beccia si collega a un caso esemplare di divisione tra comunità di “autoctoni” e di “immigrati” come gli scontri di Aigues-Mortes, in Provenza, del 1893, tra operai francesi e italiani, ricordato dal testo poetico di Lorenzo Mari. Il ghetto torna così ad essere luogo di separazione sia ideale che materiale toccando uno dei suoi culmini in una “guerra tra poveri”.
Oltre a proporvi i video che hanno fatto parte dell’installazione con la quale si è aperto lo spettacolo, invitiamo tutti i lettori del Girovago a continuare in questo percorso, interrogandosi sul rapporto con la lingua madre nella migrazione e sulle dimensioni, sia positive che negative, dei ghetti contemporanei, partecipando ai nostri progetti online Diari dall’estero e Diari dall’Italia.
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