TIBET, Pellegrinaggi in salita
Quella del Tibet è sempre stata una terra alla quale è difficile rimanere indifferenti ed io non faccio eccezione. Proprio per questo le aspettative erano così grandi che mi terrorizzava l’idea di vederle disattese. Ma dopo quattro anni di Cina, con la prospettiva di levare le tende, sarebbe stato da folli non approfittare della vicinanza con il Tetto del Mondo.
Così sono andato. Il primo giorno non volevo uscire dalla stanza, tanta era la bellezza intravista prima di rifugiarmici. È incredibile come si possa non esser pronti a certi colori!
In fase di partenza si cerca di lasciare a casa ciò che si crede di sapere, ma non sempre ci si riesce.
Proprio sul Tibet “si sanno” molte cose. Non vi annoierò elencando quali ho potuto confermare o smentire nella breve permanenza. Piuttosto vorrei parlare di una di quelle che non avevo considerato, ovvero la fisicità che richiede la principale religione del luogo, l’arcinoto Buddismo Tibetano. Già lungo la via percorsa con i vari bus che, come da copione, procedono solamente in salita, si scorgono sparuti gruppi o solitari pellegrini che si inerpicano tra la neve con un incedere che ha dell’incredibile: tre passi, in ginocchio, sdraiarsi completamente, mani avanti, volto a terra. Poi ricominciare: tre passi, in ginocchio, sdraiarsi… Fino alla meta, per chilometri e chilometri. Ecco cedere la convinzione che sia l’Islam la religione a richiedere più sforzo di tipo fisico.
L’attività non fa distinzione di sesso o di età, anche se la maggioranza è composta da uomini e donne che hanno superato i cinquanta.
Giunti a destinazione nelle vaste città monastero, si è ben lungi dall’aver compiuto il proprio dovere di pellegrino e si deve continuare, con l’incedere descritto, a pregare intorno ai molti templi dedicati ai vari Buddha (quello della medicina, della luce…) in un flusso continuo di orazioni e genuflessioni, intervallato da fedeli meno devoti che si limitano a far girare le ruote della preghiera sui muri.
Il perché di tutta questa fatica è presto detto ed è molto meno esotico del previsto: atti di espiazione per assicurarsi il paradiso o dei fioretti al fine di ottenere delle grazie per se stessi o per altri.
Questa “concretezza”, così lontana dall’alto/altro misticismo che si propaganda, non fa che aumentare la mia passione per questo popolo così colorato, ma, tutto sommato, non così diverso da noi.
Ritrovare nell’Altro, a qualsiasi latitudine, una natura cosi apparentemente lontana e cosi essenzialmente vicina è quanto di più emozionante abbia osservato nei miei viaggi.
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