Il fumetto nell’ora di francese
Tatyana è un’alunna che viene dall’Ucraina. È un po’ schiva e forse anche per questo durante le lezioni non prende quasi mai la parola. Mai, prima di stamattina.
Sì, perché stamattina, dopo aver visto le tavole del fumetto che abbiamo analizzato, è stata un fiume in piena: – Anche io sono Rahal. Io so cosa significa l’odissea per avere un passaporto, l’attesa infinita, le promesse non mantenute. Io so che significa sognare una terra e poi sentirsi disperati perché la realtà è lontana da ciò che si è immaginato. Io sono Rahal.
Ma chi è Rahal?, vi starete chiedendo. Rahal è il protagonista di una delle storie disegnate a fumetti contenute nel libro Il mio viaggio fino a te, libro che ho inserito in programmazione nel modulo Il viaggio, accanto ad argomenti come Il turismo sostenibile, Le strutture ricettive. Insegno francese in un alberghiero e da quando ho scoperto le potenzialità del fumetto, la capacità di questo linguaggio di unire il cognitivo, l’emotivo e l’emozionale in modo del tutto naturale, non ho più smesso di proporlo a lezione.
Quando sono entrata in classe stamattina e ho detto loro che avremmo lavorato su un fumetto, c’è stato il solito fermento: in men che non si dica la classe si è trasformata, perché si potesse prendere visione delle tavole e posizionarsi poi in cerchio a discuterne.
– Questo è un libro un po’ speciale, dico loro nella presentazione: è il frutto di un laboratorio tenuto da un gruppo di fumettisti un po’ sognatori. Hanno lavorato un anno dando la voce e la matita a migranti che non avevano mai disegnato e son venute fuori sei storie. Scrivo il titolo della storia alla lavagna Alla ricerca della sua terra, i nomi degli autori Mohamed R. Boukhbiza, Antonella Selva e solo un’annotazione sul nome del protagonista: Rahal in arabo significa nomade, giramondo.
Prendono visione della storia: nelle venti tavole scorre veloce la vita di Rahal, migrante alla ricerca di una sua terra, dal Marocco, all’Italia, passando per la Puglia poi a Bologna, fino al ritorno in Marocco e alla ripartenza.
Mentre guardano le tavole parlano tra di loro: alcuni mi chiedono di fotografare qualche vignetta così da poterla postare in Facebook, altri si annotano la frase finale sul quaderno.
Quando tutti hanno letto e guardato la storia c’è il circle time: è il momento di liberazione del pensiero. Chiedo se hanno capito il senso di quel nome e chi si sente Rahal. Prendono la parola uno dopo l’altro e alla fine su 24 alunni, 20 mi avranno detto di essere Rahal. Molte le sensazioni venute fuori: la rabbia, la delusione, la lotta, il non sentirsi al proprio posto, la ricerca di un senso al proprio viaggio e poi il fascino dell’altrove, i sogni infranti… e su tutti lo sguardo azzurro di Tatyana che ha inondato di luce mai vista prima l’aula con la sua narrazione.
Sta per finire l’ora e io dico loro cosa dovranno preparare per la prossima lezione: dovranno scrivere il profilo del personaggio indicandone le peripezie e i differenti stati d’animo. Mi si avvicina un alunno che l’anno scorso era in un’altra classe.
– Prof, ricorda quando l’anno scorso è venuta a fare l’ora di supplenza da noi e ci ha fatto studiare il fumetto del migrante che arrivava in Puglia e vi trovava la morte?
– Ma certo, Fuggire di Lopez, te ne ricordi ancora?
– Appena l’ho vista entrare in classe con il fumetto me ne sono ricordato.
Ricordare una lezione dell’anno scorso, che meraviglia! penso tra me. Ricordare, portare dal cuore alla mente: ci deve essere qualcosa di magico, se il fumetto riesce in questo. E allora, che dire, portiamo il fumetto nelle aule e andiamolo a scoprire!
Elena Auricchio (elena france)