DJIBOUTI, Cantieri d’agosto

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Ma si potrà mai iniziare un cantiere edile in agosto? Quando tutto si ferma per le ferie e le temperature raggiungono picchi da fonderia? Già alle 10.00 del mattino si rilevano almeno 40° con 80% di umidità; alle 13.00 la colonnina segna 49° con il mercurio che geme perché vorrebbe schizzare fuori e disperdersi rotolando sotto qualche sasso, piuttosto che rimanere in quel maledetto termometro incandescente.

Quindi, si potrà? Ebbene sì, si può iniziare un cantiere edile anche ignorando il concetto di ferie estive e sfidando un clima infernale. Naturalmente non in Italia, ma a Gibuti. È sufficiente considerare normali i tanti paradossi che si osservano là (almeno, per gran parte di noi sono paradossi). Ma l’esigenza di lavorare e la voglia di recuperare il tempo perduto fanno sì che, anche se agosto, sia finalmente iniziata la costruzione della nuova Scuola Miriam! Tra pochi mesi gli alunni abbandoneranno l’attuale struttura in lamiera. E questa è davvero una meravigliosa notizia che ora, come Onlus, possiamo dare ufficialmente. Dopo una lunga storia, iniziata circa sette anni fa, di complicate vicissitudini burocratiche, ostacoli imprevisti, pause forzate e obbligate, finalmente il cantiere è stato avviato. Vi aggiornerò non solo sull’avanzamento dei lavori ma racconterò poco alla volta anche le tante storie legate alla burocrazia locale e agli abitanti del quartiere, agli insegnanti e agli alunni; vi parlerò naturalmente anche dei donatori e di chi ha agito concretamente per il progetto. Intanto vi descrivo come sarà la scuola che sarà completata in circa otto mesi: un edificio in muratura su due piani accoglierà ben 10 aule per gli alunni, una biblioteca, una sala insegnanti, la segreteria e l’ufficio del direttore didattico. Non mancheranno la corrente elettrica e i servizi igienici, una vera rarità nella baraccopoli.

Il terreno della nuova scuola è situato ad alcuni chilometri in linea d’aria dalla costa. In questa stagione però non c’è quasi escursione termica tra giorno e notte; infatti, qui lo strato di terreno basaltico pare ancora rovente per l’eruzione vulcanica da cui ha avuto origine in un remoto passato.

In realtà, trascorsa la notte, il suolo ha appena finito di raffreddarsi, o meglio di intiepidirsi, dopo aver incassato dal sole che picchia il Corno d’Africa la quotidiana tempesta di pugni elettromagnetici. Ecco perché, il cantiere si anima già all’alba delle sei. I muratori, gli operai e i tecnici lavorano spediti per sfruttare al massimo le ore più fresche, o meno calde, del mattino; alle undici (fine primo round) il cantiere si ferma per poi riprendere dalle tre del pomeriggio fin circa alle sette di sera (fine in pareggio del secondo round). E questo è l’unico modo per poter costruire a Gibuti nei mesi più caldi. Ma anche negli altri.

(Alcune foto dalla relazione ufficiale sull’avanzamento dei lavori)

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